Il profumo di Arj
Una sensazione splendida. Senza dubbio. Diventare genitori, nel mio caso, diventare padre, proverò a descriverla. Anche perché, quando arriva questo momento, la domanda che fanno tutti, amici, amiche, famiglia, moglie, gli Obama, è sempre questa
Allora, dimmi, cosa hai provato nel diventare papà?
Lo scriverò con la mia solita sincerità. Dall’ingresso al policlinico alle ore 23:54 al lieto evento 07:26 (state tranquilli sull’ora, me lo ha detto mia moglie), penso di aver fatto per sette ore e passa un su e giù per tutto il terzo piano percorrendo la stessa distanza in chilometri che faceva motorino Manicone. Parliamo di Inter. Pochi ricorderanno questo calciatore, non era un attaccante, un fantasista, un portiere, era un moto perpetuo in grado di correre e occupare ogni parte del campo. Durante la partita era ovunque. Centrocampo, difesa, attacco, sulle gradinate a vendere panini, fuori a vendere magliette, poi di nuovo in campo.
All’improvviso è arrivata la parola “é nato!”. Antonio Manicone ha abbandonato il mio corpo, ho smesso di entrare in tackle sui dottori per fermarmi in sala parto. Quando è uscito è stato come il pit stop in casa Ferrari nella F1, quando c’erano Todt, Brown e i meccanici buoni. 5 secondi e un dialogo tipo
- Team Ferrari – Il padre, tra quindici minuti, deve scendere al primo piano, neonatologia, presentare i documenti sia suoi che della madre, le analisi precedenti e il cambio del bimbo.
- Duca – Ok
- TF – Tutto chiaro? Ripeta allora
- D – Future nonne, ripetete, vediamo se siete state attente
- TF – No, deve ripetere lei. E qui pratichiamo la tolleranza zero per l’umorismo.
- D – Va bene. Ci vediamo tra cinque minuti. Porto il vino buono e due sgagliozze. Facciamo un tresette e se vinco ritiro il bimbo.
- TF – Pestatelo.
In tutta questa situazione, dalle botte alla neonatologia, da quando sei passato sfrecciando via, non ho realizzato ancora molto.
Gli occhi sono diventati lucidi quando, magnanimi, mi hanno concesso di vedere mia moglie, solo qualche istante. Lì sul letto, in un corridoio in attesa di una stanza libera, che tremava, il viso di una bambina e docilmente con una mano si tirava l’intero carrello della colazione e iniziava razzia di cornetti e merendine mentre con la mano libera usava la flebo come se fosse una morning star, per allontanare le persone che volevano mangiare.
Sono passate altre ore e finalmente, il momento magico, Arj ed io. Figlio e padre.
L’ho preso teneramente tra le mie braccia, l’ho guardato, il cuore si bloccava, così tenero, così piccolo, forse mi ha anche sorriso, in modo malefico, addormentandosi come un angelo e lasciandomi con un profumo delicato manco fossi stato nella Gola dell’Eterno Fetore (riferimento a Labyrinth). Una tenera creatura con cinque ore di vita aveva smollato qualcosa di clamoroso.
Aspettava solo quello, che lo prendessi in braccio.
- Tritoni e Muse: Gli amici, le amiche, i familiari ma soprattutto Arj.
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